N° 1 GLI ANNI CHE PRECEDONO LA SOGLIA

“E’ cominciato tutto nel 1975 – ricorda Graziano Martin – quando, con i Decreti Delegati della Scuola approvati dal Consiglio dei Ministri nel 1974, i genitori erano entrati di diritto nella gestione attiva della Scuola”.

Ed è nel corso delle riunioni dei Consigli di Classe che i genitori, democraticamente eletti, avevano avvertito quanto importante sarebbe stato il loro contributo nella soluzione dei problemi che la quotidiana vita di classe comportava, ma soprattutto quanto necessario sarebbe stato il loro aiuto a sostegno dei bambini che avevano problemi di apprendimento.

“Sette/otto famiglie, già provenienti dal volontariato, si erano rese subito disponibili – continua Graziano Martin – e si erano dati appuntamento a Cantù presso l’Asilo Nido di Viale Madonna, gentilmente concesso dal Comune. Anima di questo gruppo, la maestra Marisa Nava. Con lei i primi volontari avevano esaminato le segnalazioni che venivano dalle insegnanti, dai vicini di casa, dai Comuni, dalle assistenti sociali presenti nel canturino che sapevano e conoscevano i problemi legati ai bambini in età scolare.

Gli interventi erano stati immediati e ciascun volontario si era dedicato alla cura di uno o più bambini, una o più famiglie”.

A questo gruppo di volontarietà spontanea non erano arrivati però solo nomi di bambini che avevano problemi di apprendimento, ma anche sofferenze, fallimenti educativi, incapacità genitoriali, emarginazione, indifferenza per ciò di cui i bambini avevano bisogno. Anche le famiglie avevano dunque bisogno di aiuto.

Tutte le persone disponibili si incontravano una volta alla settimana, si confrontavano sull’esperienza che stavano vivendo e decidevano insieme le strategie più adatte per interventi individualizzati a seconda delle necessità: aiutare i ragazzi a fare i compiti di casa, accompagnarli a scuola, portarli per visite pediatriche, organizzargli gli impegni quotidiani, tenere rapporti con le loro maestre.

Interventi mirati anche per le famiglie con genitori dichiarati non idonei a crescere un bambino; bambini abbandonati e dimenticati negli istituti, bambini senza una casa, bambini che non avevano un adulto di riferimento, bambini che avevano subìto violenze e maltrattamenti.

Ben presto il gruppo dei volontari aveva capito che non bastavano più la buona volontà e il prendersi semplicemente cura dei problemi scolastici. I problemi erano più complessi, perché coinvolgevano le famiglie: genitori malati, separati, disoccupati, senza casa. Situazioni che finivano col procurare disagi e sofferenze ai bambini e che spesso erano causa degli insuccessi scolastici.

Per comprendere meglio le diverse situazioni, erano state chiamate figure professionali in grado di studiare le misure migliori per rispondere alle tante domande che di volta in volta chiedevano una risposta: la psicologa Lina Pellegrin, lo psicologo Attilio Bergamini e l’assistente sociale Mariadele Marelli. Tutti hanno fatto da indispensabile supporto ai volontari, ma soprattutto alle famiglie dei bambini assistiti, che andavano a visitare nelle case e con le quali stabilivano periodici incontri.

Intanto, per alcuni bambini s’era reso necessario l’allontanamento temporaneo dalla famiglia d’origine per non aggravare il disagio esistente. E così alcune famiglie avevano volontariamente ospitato in affido i bambini bisognosi di questo intervento. L’affido aveva tempi diversi: un mese, tre mesi, un anno, settimane alterne evitando così l’invio del bambino in un Istituto. Secondo piani individualizzati, preparati dall’équipe socio-psicopedagogica.

Nei primi anni ’90 l’attività del gruppo si era consolidata e le richieste di sostegno ed aiuto si erano moltiplicate. “A questo punto – ricorda ancora Graziano Martin –  l’idea di costituirsi in associazione non fu più rinviabile. Bisognava darsi una struttura soprattutto per stabilire convenzioni con gli Enti locali e per avere quei riconoscimenti ufficiali che permettessero di svolgere con maggiore sicurezza compiti tanto delicati quanto socialmente utili”.

Nel 1993 nasceva così a Cantù in una piccola sede dei Concettini di Viale Madonna, l’Associazione “La Soglia” che raccoglieva l’eredità di quasi vent’anni di spontaneo volontariato.

Un’eredità ricca di esperienze, ricordi, legami che ancora vivono tra famiglie affidatarie e bambini in affido.

Sono stati gli anni che, grazie alle sollecitazioni suscitate da questo “spontaneo volontariato”, hanno visto crescere, l’attenzione verso i bambini in difficoltà e verso le famiglie disagiate.

Sono stati gli anni del rischio “per amore”, dell’improvvisazione responsabile, del sogno di dare ad ogni bambino in difficoltà tutto il calore e l’affetto che si deve a chi, nella vita, è stato meno favorito.